n Il Giardino Interrotto la superficie si apre come una memoria stratificata, un luogo in cui la natura non cresce ma affiora, insinuandosi tra geometrie umane ormai incapaci di contenere il vigore del vivente. Le campiture gialle e rosate, sospese come veli d’aria, dialogano con inserti di collage che sembrano reliquie botaniche: frammenti di foglie, ombre vegetali, scaglie di materia organica trattenute sull’orlo dell’oblio.
Le linee scure, simili a radici risalenti in superficie o a nervature che cercano un varco, percorrono l’opera con una tensione lenta ma inesorabile. Esse attraversano il rigore della scacchiera, incrinandone l’illusione di stabilità: la natura, qui, non è ornamento ma forza che insiste, che reclama spazio dentro e oltre la forma.
Gli spruzzi di colore, come pollini esplosi o memorie disperse dal vento, spezzano ogni pretesa di ordine. L’immagine diventa così un teatro silenzioso in cui la materia stessa sembra ricordarci che ogni equilibrio è transitorio, ogni costruzione umana un fragile recinto. In questa tensione tra controllo e slancio, tra struttura e vitalità, si trova la vera voce del dipinto: un invito a osservare non ciò che è, ma ciò che sta emergendo.(Ambrose Chesterfield)
cotton paper, pigments
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n Il Giardino Interrotto la superficie si apre come una memoria stratificata, un luogo in cui la natura non cresce ma affiora, insinuandosi tra geometrie umane ormai incapaci di contenere il vigore del vivente. Le campiture gialle e rosate, sospese come veli d’aria, dialogano con inserti di collage che sembrano reliquie botaniche: frammenti di foglie, ombre vegetali, scaglie di materia organica trattenute sull’orlo dell’oblio.
Le linee scure, simili a radici risalenti in superficie o a nervature che cercano un varco, percorrono l’opera con una tensione lenta ma inesorabile. Esse attraversano il rigore della scacchiera, incrinandone l’illusione di stabilità: la natura, qui, non è ornamento ma forza che insiste, che reclama spazio dentro e oltre la forma.
Gli spruzzi di colore, come pollini esplosi o memorie disperse dal vento, spezzano ogni pretesa di ordine. L’immagine diventa così un teatro silenzioso in cui la materia stessa sembra ricordarci che ogni equilibrio è transitorio, ogni costruzione umana un fragile recinto. In questa tensione tra controllo e slancio, tra struttura e vitalità, si trova la vera voce del dipinto: un invito a osservare non ciò che è, ma ciò che sta emergendo.(Ambrose Chesterfield)
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